Ama Factory Teatro | Torino

SENZA FAMIGLIA

Senza Famiglia è una creazione folle e imprevedibile che racconta la storia di cinque personaggi tra conflitti e impossibilità di esprimersi con affetto

di Magdalena Barile
regia Marco Lorenzi 
con Christian Di Filippo, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Agnese Mercati, Angelo Tronca
light designer Eleonora Diana 
collaborazione ai costumi Paola D’Arienzo
foto di scena Manuela Giusto
manifesto Daniele Catalli 
uno spettacolo Il Mulino di Amleto
produzione A.M.A. Factory
con la collaborazione produttiva di Campo Teatrale
con il supporto di Residenza IDRA nell’ambito del progetto CURA 2018
con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
Finalista Premio Scenario 2017 – vincitore Progetto C.U.R.A. 2018

a proposito dello spettacolo

Senza Famiglia è una creazione folle e imprevedibile che fa pensare a un Natale in casa Cupiello del 2000. Una famiglia, cinque personaggi in relazione, tra conflitti e impossibilità di esprimersi con affetto. 

A partire da un racconto spietato, esasperato e memorabile dei rapporti familiari, lo spettacolo narra la storia di un’educazione politica e sentimentale tra generazioni destinata a un grottesco fallimento.

La cattiveria e la spietatezza con cui si raccontano certe dinamiche familiari sono memorabili, affascinanti ed esasperate. Mettono in luce il tema della responsabilità e dell’eredità che ci tramandiamo di generazione in generazione, in un dialogo impossibile che mai c’è stato e mai ci sarà. 

In scena una mamma, un marito, due figli e una nonna che ha fatto gli anni ’70 e che risorge per convincere la figlia a cambiare vita. Questi i protagonisti di una parabola dark che diventano il pretesto per interrogarci sull’eredità che ci è stata lasciata dai nostri padri. Resta il fallimento storico di una vecchia donna (come una vecchia generazione), che si trasforma in senso di colpa per ciò che lascia dopo di sé. In tutto questo nero e buio ci sarà forse un lampo, un segno, uno stimolo alla ricostruzione?

NOTE DI REGIA - Marco Lorenzi

NOTE DI REGIA - Marco Lorenzi

«Quando abbiamo cominciato a creare su Senza Famiglia di Magdalena Barile, pensavo di trovarmi alle prese con uno spettacolo che avrebbe parlato in modo originale e divertente della buona vecchia istituzione della famiglia italiana. Invece non solo mi ero sbagliato, ma ho proprio cambiato la mia prospettiva.

È vero che Senza Famiglia parla di una nonna che ha fatto gli anni ‘70 e che risorge per convincere sua figlia a cambiare vita, è vero anche che “Senza Famiglia” è la storia di una educazione politica e sentimentale tra generazioni destinata ad un grottesco fallimento, ma non ci siamo fermati qui.

Grazie al cortocircuito tra le parole di Magdalena e il nostro lavoro in sala prove, il nostro Senza Famiglia è padri e madri, figlie e figli, è un horror psicologico, è una domanda, è la difficoltà (o l’impossibilità) della trasmissione di un’esperienza, è una commedia, è una tragedia, è Biancaneve che prepara una torta avvelenata, è David Lynch, è un funerale, è la crisi di un’epoca, è il funerale di un’epoca, è il rumore del mare, uccelli morti ora che il nido è vuoto, ed è una donna sola, con gli occhi chiusi che dice io non sono qui

NOTE DI DRAMMATURGIA - Magdalena Barile

NOTE DI REGIA - Magdalena Barile

«I primi maestri, buoni o cattivi, sono i nostri genitori. A loro il compito di guidare i primi pensieri, di stabilire per noi cos’è bene, cos’è male. Contestare questi insegnamenti è parte di ogni maturazione: ogni rivoluzione comincia in famiglia.

Senza famiglia è la storia tragicomica di una madre, femminista e nostalgica degli anni ‘70, che fuori tempo massimo decide di recuperare il rapporto con la figlia casalinga sottomessa al marito, già madre a sua volta di due figli adulti ma irrisolti. Asserragliate in una vecchia casa al mare, la donna costringerà la figlia a seguire un corso accelerato di emancipazione, anarchia e trasgressione. Gli insegnamenti, mal compresi e non digeriti, finiranno per avere effetti nefasti sull’equilibrio del gruppo familiare. 

Senza Famiglia racconta di come i sogni dei padri e delle madri cadano come macigni sulle teste dei figli, mentre la comunicazione fra le generazioni sia costellata da equivoci e disastri. Fra voglia di approvazione e voglia di ribellione, i passaggi di consegne fra genitori e figli si trasformano in un tritacarne.»

trailer

tournée

24 – 25  marzo 2023 – Teatro Biblioteca Quarticciolo – Roma

22 – 27 febbraio 2022 – Teatro Bellini – Napoli

16 – 18 febbraio – Cubo Teatro – Torino

16 – 20 novembre 2021 – Teatro Libero – Palermo

5 settembre 2020 – Festival Asti Teatro – Asti

23 novembre 2019 – Wonderland Festival – Brescia

4 ottobre 2019 – Festival L’Altra Scienza / Teatro Filodrammatici – Piacenza

22 – 24 marzo 2019 – Teatro Bellarte – Torino

Prima assoluta: 26 febbraio – 3 marzo 2019 – Campo Teatrale – Milano

rassegna stampa

Pietro Corvi, Libertà

«[...] Sciabolate di livida ironia, sferzante provocazione, forzature abnormi ma plausibili, dunque più tremende. Quelle sgorgate dalla penna di Magdalena Barile e messe sul palco dal regista Marco Lorenzi con gli attori Christian di Filippo, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Alba Maria Porto e Angelo Maria Tronca, precisi, gustosi e angoscianti nella loro frontalità, bidimensionale impossibilità ad interagire veramente, lugubri caricature, non prive di dolenti rigurgiti di umanità, strumenti scordati in una sinfonia di ordinario orrore domestico, un ordigno frantumato da lampi di luce, scrosci di buio e scariche di rumore bianco, presagi di un “crash” inevitabile. [...]»

Giuseppe Distefano, Exibart

«[...] In scena come nella vita, le cose accadono continuamente: al drammaturgo non resta che decidere di volta in volta se allearsi con la realtà o la finzione per raccontare nuove storie che nei casi migliori somiglieranno alla vita”. Si può racchiudere in queste parole programmatiche ciò che muove la scrittura di Magdalena Barile, esemplare autrice e drammaturga, le cui storie provocatorie, insubordinate, disturbanti, somigliano proprio alla vita vera, rivelando al contempo una dimensione estremamente poetica, antipsicologica, simbolica, piene come sono di elementi da districare.[...] E il risultato è spiazzante. Specie se a tradurlo sul palcoscenico, a rielaborarlo con i mezzi della scrittura scenica, in un mirato rispecchiamento palco-platea, è un regista come Marco Lorenzi, che dello spettatore è un appassionato fautore. [...] Senza famiglia è imbastita con la leggerezza e l’acutezza, sapientemente folle e imprevedibile, di cui è capace la mano registica di Lorenzi e degli affiatati attori del Mulino di Amleto - Christian Di Filippo, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Alba Maria Porto, Angelo Maria Tronca. Esacerbando il tema della responsabilità e dell’eredità che ci tramandiamo di generazione in generazione [...]»

Laura Bevione, PAC

«[...] Privato e politico convivono in quest’opera amara e crudele e tuttavia struggente, che racconta non soltanto i malintesi e i rancori che covano in ogni famiglia ma l’incapacità di ciascuno di riconoscere e accettare se stesso e, dunque, di riconoscere e accettare gli altri, senza tentare di cambiarli. Regista e attori de Il Mulino di Amleto sprofondano la vicenda in un’atmosfera ogni ora più livida: l’esordio quasi “balneare” e spensierato sfuma in sipari inquietamente surreali, percorsi dal vento e caratterizzati dal quasi impercettibile abbassarsi delle luci. I movimenti si fanno brevi, la recitazione misurata e concentrata, a tratti gli attori indossano maschere di uccelli, primitivi oppure extraterrestri... La tensione cresce, lenta ma inesorabile. Fino al finale struggente, a quel ripetere «io non sono qui» che è ultimo e consapevolmente vano tentativo di fuga da quello che si è e da quello che si ha, o non si ha, fatto. Non io, non qui…»

Tommaso Chimenti, Recensito

«[...] Un animo leggero e soffice pervade la regia di Marco Lorenzi che qui tira fuori le sue carte migliori, liberandosi sia dai lacci del classico come dalle briglie del contemporaneo, in una prova equilibrata tra un plot energico ed esplosivo ed un finale pesante (e inquietante proprio perché possibile e plausibile) come piombo, talmente amaro da tagliare le gambe facendoci rimpiangere le risate elargite in precedenza. è un'altalena che prima spinge verso picchi bizzarri, stravaganti che deformano come tunnel degli specchi questa “Sagrada” Famiglia in salsa nostrana, mentre dall'altra parte è solida e concreta e palese, per niente sottesa o nascosta, la denuncia alla famiglia tradizionale di stampo cattolico, quella, per intenderci, con padre-madre-figli. [...]»