Un testo che apre uno sguardo sul mondo dell’Est Europa che sembra non riuscire a scrollarsi di dosso i fantasmi e le violenze del passato nel costruire una nuova e propria identità e, oggi più che mai, causa di immani tragedie
di Csaba Székely
traduzione Roberto Merlo
regia Beppe Rosso
con Lorenzo Bartoli, Beppe Rosso e Annamaria Troisi
scene e light design Lucio Diana
musiche Mirko Lodedo
ambientazioni sonore Guglielmo Diana
costumi Fabiana Tomasi
aiuto regia Thea Dellavalle
collaborazione drammaturgica Debora Milone
tecnici audio – luci Raffaele Arru e Marco Ferrero
produzione A.M.A. Factory
con il sostegno di TAP Torino Arti Performative, Regione Piemonte e Mibact
Il testo di Csaba Székely oggi suona come una metafora di cocente attualità che dà vita ad una penetrante riflessione sull’impossibilità di cancellare il passato e sulla spietata influenza che esso esercita sul presente.
Il giovane e pluripremiato autore romeno, narra le vicende di un ex colonnello della Securitate, la famigerata polizia del regime comunista, contattato e ricattato dai nuovi servizi segreti, in contrasto con l’affetto per una ragazzina, piombata per caso nella vita del colonnello. Sottili trame legano le vite dei tre personaggi, trame palesi e nascoste che lo spettatore è chiamato a sciogliere attraverso un susseguirsi di colpi di scena.
Una commedia nera di grande attualità e metafora della drammatica situazione che sta vivendo una parte del Europa dell’est, scritta con incredibile profondità e leggerezza, capace di combinare humour e tragedia e di trarre forza proprio dalla commistione di questi opposti.
A più di trent’anni dalla caduta del muro e della cortina di ferro, lo spettacolo narra le vicende di un ex torturatore messo alle strette dai nuovi servizi segreti e dalla propria durezza che solo una ragazzina riesce ad intaccare. Ma è anche la storia di un’intera nazione che passa in quella stanza per offrirci quello spiraglio di comprensione di quell’Est così europeo e contemporaneamente così distante.
Székely si rivela autore raffinato e innovativo, capace di indagare l’animo umano nelle sue molteplici sfaccettature, dove la colpa individuale trova la giusta punizione e collocazione nel cosmos, con connotazioni e risvolti che fanno pensare a Dostoevskij e dove la Storia interviene nella vicenda quasi come una presenza immanente, dettando le regole delle azioni.
La scelta minimalistica dell’allestimento rimarca il senso di tensione continua tra i personaggi e il gioco di svelamenti che cambia continuamente la geografia drammaturgica e rimette tutto in discussione.
NOTE DI REGIA - Beppe Rosso
«L’allestimento segue linee di essenzialità con pochissimi oggetti indispensabili.
[...] Una scelta minimalistica per rimarcare il senso di tensione continua che è la cifra stilistica della pièce, una tensione tra i personaggi ma anche nello stesso gioco di svelamenti e rivelazioni, che cambia continuamente la geografia drammaturgica e rimette tutto in discussione. Un’essenzialità che inevitabilmente richiama la tragedia greca dove il fato e gli errori commessi sovrintendono alle vite dei tre personaggi.
Si individuerà anche una tessitura acustica di suoni e rumori che accompagnerà nel testo lo spettatore, involontario testimone della caduta delle maschere, quasi come se spiasse da una finestra della casa del colonnello Dominic.
Ed è anche una vicenda umana universale toccante di un uomo alle prese con il proprio passato a cui non si può sfuggire. È un testo che partendo da una situazione individuale apre ad una dimensione di conflitto sociale più esteso dove i grandi cambiamenti annunciati non sempre sono veri e portano sottopelle tracce indelebili del passato.»
17 febbraio 2023 – Teatro Calcara – Bologna
dal 19 al 24 aprile 2022 – Teatro Gobetti – Torino
9 aprile 2022 – Teatro Alfieri – Asti
1 aprile 2022 – Teatro Milanollo – Savigliano (CN)
15 – 16 maggio 2021 – San Pietro in Vincoli – Torino
«Quello del drammaturgo romeno è un testo serrato e implacabile, punteggiato da dubbi e osservazioni sconcertate – il persistere della violenza in famiglia, l’abuso di alcool – e pregno di domande per le quali, forse, non esiste risposta. Ma è pure un copione ironico e scorrevole, forte di una precisa e non stereotipata caratterizzazione dei personaggi [...].
Qualità drammaturgiche che lo spettacolo di Beppe Rosso riconosce e sottolinea, ricorrendo a una regia rispettosa e correttamente attenta al dettaglio più che alla ricerca di invenzioni eclatanti, e optando per un’interpretazione misurata e concentrata. Gli attori assumono carattere, mosse e atteggiamenti dei tre personaggi, scegliendo di capirli anziché giudicarli, e interrogandosi, insieme a Székely, su cosa significhi essere “patriota” e su quali siano i limiti etici che la difesa di un ideale non dovrebbe autorizzare a oltrepassare…»
«[...] Teso, sorprendente, serrato nei ritmi, rotondo nei personaggi empatici e verosimili, un dramma che svela, coinvolge, avvince, turba e come tutta la letteratura teatrale di qualità contribuisce a rendere più piena la vita. [...]»
«[...] Una commedia nera, scritta con incredibile profondità e leggerezza, capace di combinare humour e tragedia e di trarre forza dalla propria commistione degli opposti. [...] Sul palco la regia di Beppe Rosso mette a punto un allestimento sobrio e minimalista, dove Lorenzo Bartoli, lo stesso Beppe Rosso e Annamaria Troisi danno corpo a queste tre vite che si intrecciano sullo sfondo degli avvenimenti. Il tutto con un ritmo serrato, entro una stanza, una sorta di finestra sul mondo che riproduce in scala ridotta le stesse tensioni che agitavano l’Europa di allora. [...]»
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